Uno sguardo al futuro

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Uno sguardo al futuro - Marcello Villa

 Ritengo siano indispensabile azioni di promozione culturale e sociale adeguate e consistenti, confortate dalle direttive di specialisti della formazione esperti nel settore agro-zootecnico. L’obbiettivo di avvicinare i giovani di oggi, soprattutto le ragazze, all’allevamento e alla terra è tanto scontato, quanto impellente. Il domani che immaginiamo è già qui e non va aspettato, va vissuto; oggi servono allevatrici e allevatori che sappiano essere imprenditori colti, evoluti e specializzati, non possono bastare i saperi storici relativi all’allevamento e alla caseificazione che vanno, invece considerati e riconosciuti quali testimonianze viventi del cammino di un popolo, quello a cui appartengono anche altri attori che, la società moderna poco conosce e considera se non come argomento di conversazione salottiera. E’ indispensabile ed impellente innovare e rinnovarsi nel pensiero e nel lavoro, servono azioni di promozione dei prodotti, di aggiornamento alle mutevoli esigenze del mercato, sempre in movimento e con sempre maggiori esigenze. C’è bisogno di giovani colti, evoluti, propositivi, coraggiosi e in possesso delle conoscenze oggi indispensabili alla lavorazione del latte ed alla gestione della stalla, ottenibili solo dopo una esperienza pratica specifica, per essere specialisti efficaci e imprenditori capaci, disponibili ad una formazione approfondita, efficace e continua, dedicata alla conoscenza della razza, della caseificazione e delle sue produzioni, dall’origine alla storia recente del suo allevamento, dalle sue caratteristiche morfo-funzionali, a quella dei suoi prodotti, per saperli presentare e proporre esibendo la conoscenza a sostegno della tangibile qualità del latte della Cabannina, ed anche la competenza necessaria ad una buona e salubre lavorazione del latte.

L’affermazione di prodotti “antropologici”, come quelli della cabannina, esaltano particolarità peculiari della preziosa razza, oggi oggetto e scopo del lavoro di allevatori che la custodiscono con la cura, dovuta alla consapevolezza dei molteplici aspetti degni della considerazione loro concessa dal mercato.
D’altra parte i mercati sono di per sé, selettori molto esigenti: -sono regolati da codici comportamentali e commerciali semplici, chiari ed efficaci, non scritti, ben presenti nei fatti, dove nulla sfugge e nulla si dimentica, dove si possono incontrare onesti e furbastri ma le facce dei primi sono sempre le stesse, quelle degli altri cambiano spesso.
Gli allevatori della “Cabannina”, godono di una fiducia definibile aprioristica, dovuta al sempre più diffuso apprezzamento e alla considerazione che il mercato, rappresentato da chi, per le diverse possibili vie, ha conosciuto e avuto modo di apprezzare il valore dei suoi prodotti.
Ora, questo incoraggiante successo alimenta e consolida l’interesse all’attività agro-zootecnica e mette in evidenza le bibliche risorse che tornano ad essere riconosciute quali prospettive economiche, le più antiche che la storia ricordi.
E’ quasi sorprendente che per i giovani di oggi queste siano le nuove opportunità.
Ritengo giovi ricordare che i Romani, la cui storia è universalmente nota, ritenevano quello di Genova il miglior mercato del loro impero.

E’ pur vero che l’età non più fresca di molti allevatori, unita alla loro insufficiente fiducia nel domani, non favorisce quell’entusiasmo che sarebbe necessario per attrarre nuove, giovani ed entusiastiche forze. Le provvidenze pubbliche in favore della razza, oggi in atto, dovranno essere conservate e aggiornate. Il servizio che la Cabannina svolge sul territorio, dovuto al suo peculiare modo di pascolare, rustico ed efficace, dove sul terreno non lascia nulla, è un ulteriore pregio di questa nostra razza. E’ arrivato il momento in cui gli allevatori, per i loro bilanci, puntino sulla qualità dei loro animali e su quella del loro lavoro. Le norme che regolano l’allevamento della Cabannina, non prevedono
la selezione e, giustamente, ciò impedisce di trasformarla, in una razza specializzata in qualcuna delle sue virtuose attitudini, dovrà restare ciò che è!
Ritengo questa un’imposizione molto giusta; una razza con la storia della “nostra” Cabannina, con caratteristiche così moderne, funzionali e consolidate nel tempo, suscita certezze che, da sole, determinano e certificano il suo intrinseco valore.
La consistenza numerica delle fattrici da sempre monitorata è, da alcuni anni numericamente stabile. Per far sì che la preziosa popolazione non corra rischi, è necessario continuare a monitorare e possibilmente aumentare il numero delle riproduttrici, attraverso azioni di divulgazione e reperimento di nuovi allevatori, fornendo loro aiuti pratici e di indirizzo, al fine di introdurli nelle ormai sperimentate modalità di produzione, con il sostegno dell’APARC o di altri enti competenti e disponibili. Altro capitolo è quello che riguarda la consistenza numerica della popolazione: da alcuni anni appare stabile e, fino ad oggi, il trend produttivo, ha mantenuto livelli tali da garantire produzioni soddisfacenti e stabili, garantendo una sufficiente salute della razza.
L’età ormai matura di molti allevatori e il diffuso disinteresse dei giovani, ha colpito soprattutto la Val d’Aveto, mentre opposto è il trend registrato in altre aree, dove sono sorti nuovi allevamenti con annessi caseifici aziendali, funzionali ed efficienti condotti con convinzione, competenza, preparazione e conseguente successo. Per questo ritengo che le azioni di tutela e conservazione programmate a sostegno della “Cabannina” siano state ben poste e lungimiranti, ora è necessario gestire questa nuova situazione, con la determinazione e lo spirito di collaborazione necessari.
Va tenuto conto che le popolazioni bovine a limitata diffusione sono produttrici antiche, sperimentate e consolidate nell’umana convivenza dove hanno saputo adattarsi alle sue mutevoli esigenze temporali. In virtù di questo lunghissimo cammino, la popolazione “Cabannina”, suscita e ha suscitato l’attenzione e la considerazione umana che le è dovuta e, a questo suo ruolo evolutivo è legata anche la salvezza delle secolari attività agro-zootecniche e quindi del tessuto sociale, non solo della Val d’Aveto con cui ha condiviso il suo cammino esistenziale, dove i problemi della prima, la “Cabannina”, derivano dalle sempre più limitate forze che la seconda mette in campo.
L’invecchiamento e lo spopolamento delle valli interne genovesi, limitano le già difficili possibilità di ripresa ed anche e soprattutto per questa, ineluttabile causa, occorre pensare a provvedimenti innovativi, rivolti alle comunità umane interessate, soprattutto alle nuove generazioni e al come legarle, in termini sociali ed economici, al territorio e alle sue eccellenze, quali le razze animali da loro allevate.
Ritengo che la presenza sul territorio di un patrimonio genetico così prezioso, con un particolare interesse storico, zootecnico e naturalmente biologico, costituisca una grande, benché non ancora compiutamente valorizzata risorsa, dalla quale attingere, per rivitalizzare, dai punti di vista sociale, economico ed ambientale, le valli in cui viene allevata.
I Comuni interessati, la Comunità Montana e gli Enti Parco appartenenti all’area del suo allevamento, potrebbero promuovere programmi integrativi di pascolo stagionale, studiati e ponderati che, rispettosi degli interessi naturali e ambientali, potrebbero rappresentare rinnovate forze utili a consolidare e portare a termine l’incisiva opera di recupero già in atto.

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